La lingua cambia e lo fa riflettendo il progresso e le conoscenze della società che la parla. E con il mese di dicembre non poteva mancare la classifica dei neologismi del 2014. Per l’inglese, l’Oxford University Press ha decretato vincitore su tutti il termine vape, ovvero l’atto di inalare il fumo dalla sigaretta elettronica, il surrogato per molti fumatori che faticano a perdere il vizio. Sul loro blog è addirittura possibile osservare graficamente lo sviluppo di questo termine nel corso dell’anno: Oxford Dictionaries Word of the Year.

In italiano è nato così il termine omologo «svapare», un neologismo che fa molto sorridere soprattutto quando lo si legge su un cartello all’entrata di un ristorante. Attualmente però – per lo meno alle nostre latitudini (Ticino) – non ci sembra essersi affermato più di tanto. Ma quali sono allora i nuovi termini più popolari della nostra lingua? Di sicuro non manca il «selfie», parola accolta addirittura tra i lemmi dello Zingarelli 2015. A questo si aggiungono la «nomofobia», ovvero la paura di non poter disporre del proprio cellulare e l’app di messaggistica mobile WhatsApp. Anche i neologismi del 2013 – drone, bitcoin, femminicidio – sembrano non aver perso comunque terreno.

Termino infine con una citazione di Leopardi, che conferma come una lingua che cresce e si arricchisce è una lingua che garantisce il suo futuro e che non è determinata a spegnersi:

«Rinunziare o sbandire una nuova parola o una sua nuova significazione, per forestiera o barbara ch’ella sia, quando la nostra lingua non abbia l’equivalente o non l’abbia così precisa, e ricevuta in quel proprio e determinato senso; non è altro e non può esser meno che rinunziare o sbandire e trattar da barbara e illecita una nuova idea e un nuovo concetto dello spirito umano.»
(Zibaldone di pensieri [2400], 18 aprile 1822)