Il 26 febbraio scorso, in occasione della cerimonia di premiazione degli Oscar a Los Angeles, dopo alcuni colpi di scena dovuti alla consegna di una busta sbagliata, il titolo di Miglior film è stato conferito a Moonlight, dramma diretto da Barry Jenkins. Ma anche il sognante musical La La Land non è certo passato inosservato: da un lato, è stato cinematograficamente parlando molto apprezzato dal pubblico internazionale, dall’altro, il suo titolo ha attirato l’attenzione da un punto di vista prettamente linguistico.

Effettivamente l’occhio mi è subito caduto su quella breve ripetizione di «la» che, associata a «Land», è diventata «La La Land». «Che titolo singolare!», mi son detta. Al suo interno infatti si nasconde un fenomeno linguistico molto utilizzato in svariati sistemi linguistici, anche se talvolta inconsapevolmente. A questo proposito vi propongo la lettura dell’interessante contributo della blogger Licia Corbolante, in cui mi sono imbattuta qualche giorno fa e nel quale l’autrice ha sapientemente illustrato il particolare fenomeno morfologico e sintattico della reduplicazione espressiva, nascosto tra le lettere del titolo del film in oggetto. Qui vediamo infatti una reduplicazione dell’acronimo di Los Angeles, LA, che diventa appunto «La La Land», un nome ironico per indicare l’omonima città e lo stile di vita che la caratterizza. Riporto a tal proposito, in primis, la definizione di «la-la land» proposta da Oxford Dictionaries, la quale descrive un mondo sognante: «Los Angeles or Hollywood, especially with regard to the lifestyle and attitudes of those living there or associated with it. A fanciful state or dreamworld.» Inoltre, leggendo il blog sopra menzionato, ha attirato la mia attenzione anche la definizione di «tra la» sempre dello stesso dizionario: «Expressing joy or gaiety.» Questa ricorda il nostro «trallallà», un modo per esprimere contentezza e spensieratezza.

Detto questo notiamo come la scelta di utilizzare il fenomeno della reduplicazione espressiva all’interno del titolo di un film sia stata davvero azzeccata. La La Land infatti ha avuto grande successo non soltanto per le sue doti cinematografiche bensì, a mio avviso anche per la scelta di una creazione linguistica davvero unica nel suo genere, che racchiude brillantemente l’intera essenza del film ed è pertanto rimasta impressa nella mente di molti.

Non a caso, la reduplicazione espressiva viene utilizzata in italiano (ma anche in molti altri sistemi linguistici) per intensificare e conferire pienezza di significato. L’obiettivo è quello di destare attenzione, soprattutto nella lingua parlata. Secondo l’Enciclopedia dell’Italiano Treccani, tale fenomeno morfologico e sintattico trova innumerevoli impieghi, ma in questa sede vorrei citarvene tre, a mio avviso i più utilizzati: a) funzione di superlativo e focalizzante. Si vedano ad esempio le espressioni «piano piano» e «bello bello» per rafforzare i rispettivi significati o ancora «un caffè caffè» per distinguere un vero caffè da un caffè non autentico; b) utilizzo nel cosiddetto baby talk, un fenomeno sintattico tipico della lingua dei bambini, spesso utilizzato nel linguaggio delle fiabe, che utilizza l’espediente della ripetizione per rendere il linguaggio più affettivo. Vediamo qui espressioni quali «un naso lungo lungo» o ancora «piccino picciò»; c) onomatopee reduplicate, come «bla bla», «ciuf ciuf», «tran tran».

Sulla base degli impieghi di tale fenomeno linguistico menzionati in questa sede, concludo il mio contributo con una brevissima riflessione a scopo linguistico e traduttivo. Il fenomeno della reduplicazione espressiva viene utilizzato nel quotidiano spesso inconsapevolmente ma si rivela un efficace espediente, ad esempio per creare traduzioni d’effetto nella lingua del marketing, negli slogan o ancora nelle headline. Vi invito pertanto a farne un uso del tutto consapevole!

Team di italiano

Immagine: locandina ufficiale del film La La Land. http://www.lalaland.movie/gallery/13